venerdì 15 marzo 2013

PIANO B


Ogni strategia degna di questo nome deve avere un piano B.
Perché se le cose non vanno come si spera, per propria incapacità o per bravura dell'avversario, senza un piano B si rischia una disfatta colossale.
Penso a Bersani e dubito che abbia pensato a cosa fare se va tutto a carte 48.
Berlusca invece ha già individuato la sua strategia, puntellata su due vincoli inamovibili: salvarsi dai processi e salvare le proprie aziende e i propri interessi. Per questo gli serve la protezione politica del consenso elettorale. Pare che gli ultimi sondaggi che ha commissionato consiglino di puntare alle elezioni prima possibile (giugno) per aumentare i propri voti. L'elettorato difficilmente accetterà il muro contro muro di Grillo e il fallimento di Bersani, riversando quindi (nuovamente) parte dei voti al PDL.
Renzi fa come al solito il guastatore, cercando di approfittare come sempre della situazione a proprio vantaggio. I vecchi traffichini del PD si accalcano dei salotti della destra per congiurare, tramare, arraffare poltrone. I leghisti, autorevoli rappresentanti del  peggio nel peggio, restano alla finestra per capire chi offre di più, chi vincerà la battaglia finale e chi uscirà sconfitto. Da buoni cadregari attendono di capire chi sostenere.
In mezzo, come sempre, il popolo italiano.
Un popolo vessato, offeso, oltraggiato e violato dalla peggiore classe politica d'Europa.
E il popolo ha pensato ad un piano B?
No.
A meno che con B non si intenda Beppe (Grillo).
Il come poi il comico genovese possa salvare l'Italia resta un mistero degno di Kazzenger.


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