sabato 9 febbraio 2013

LO SGUARDO DELLA VECCHINA

Dopo diversi week end di sfiga (pioggia, vento, mal di testa, affini), il sole di stamattina mi ha invogliato a rimettermi sulla bici da corsa, per cercare di salvare qualche tappa in questo inverno ciclistico che, per me, è stato un vero disastro.
La temperatura era più che gradevole. Una cinquantina di Km, giusto per far girare un po' le gambe, su un percorso misto fatto di tanto piano e qualche salitina senza pretese.
Musica epica nelle orecchie e via.
Dopo 10km primaverili, alla prima mini salita ho scollinato un piccolo monticello e mi sono ritrovato nella tundra siberiana.

Niente più sole e vento gelido dalle montagne. Un vento cattivo e insistente che mi ha devastato.
Si ma a parte il freddo, gambe di legno, fiato corto e stato emotivo di un riccio che deve attraversare l'autostrada a 10 corsie nella notte di ferragosto.

Immaginavo una forma fisica scadente, ma non fino a questo punto.
Ho fatto finta di ignorare gli altri ciclisti che mi superavano al doppio della velocità : oggi mi avranno superato almeno 200ciclisti, mentre io ne ho superato uno solo....questo vorrà dire qualcosa!
Ma l'uppercut decisivo l'ho preso da una vecchina.

Stavo passando in uno dei tanti ridenti paesini quando, su di un falsopiano (molto falso visto che era praticamente in piano), ho scorto una vecchina al bordo sinistro della strada che voleva attraversare sulle strisce pedonali. I nostri sguardi si sono incrociati per un attimo e la vecchina, dopo un evidente moto di compatimento verso di me, ha deciso di attraversare.
Insomma, vedendomi arrivare ad una velocità ridicola, barcollante ed ansimante, ha valutato di poter attraversare in sicurezza prima che arrivassi troppo sotto le strisce.

E fin qui niente di strano. 
Se non fosse che ero moolto vicino alle strisce..

Non solo.
Come ho scoperto un attimo dopo, la vecchina era incredibilmente zoppa, procedeva a stento appoggiandosi ad un vistoso bastone simil stampella. e, non ultimo, aveva molti più anni di quelli che le avevo dato avvicinandomi. 
Vi chiederete come sia finita.
Le possibilità non sono molte, ma non voglio farvi perdere tempo.
Ho spinto sui pedali per passare prima di lei ma, meschino, ho perso la gara.

Nonostante tutto, la vecchina ha fatto prima di me e senza cambiare "ritmo" del passo.
Tralascio il ritorno a casa (mancavano ancora 30km) ma immaginate il mio stato d'animo.
Ad ogni pedalata, più del vento gelido era lo sguardo di commiserazione della vecchina a pugnalarmi l'amor proprio.
Insomma, la mia attuale forma fisica è stata confutata da quello sguardo, giudice severo ma giusto.
Non ho neanche una foto, perché ho lanciato  il "si salvi chi può" troppo presto ed ogni risorsa energetica era già assegnata al progetto "riuscire a tornare a casa".
Ah, nella doccia ho scoperto di avere le dita dei piedi rosse e gonfie come zamponi, per via del freddo.
E anche oggi la mia dose di schiaffoni l'ho presa.

Alla prossima. 

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